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Intervento di Luigi Oss Papot a nome di Iole Piva

5 settembre 2014

Intervento del dott. Luigi Oss Papot
a nome della Prof. Iole Piva
Presidente dell'Associazione "AMICI della STORIA di Pergine
durante la presentazione del libro
“CANALE    MASO PULLER   SAN CRISTOFORO
ricordano i loro figli della guerra”


 

Buonasera a quanti sono intervenuti alla presentazione del volume Canale, Maso Puller, S. Cristoforo ricordano i loro figli della guerra, a cura di Lino Beber.

Avrei voluto essere presente alla inaugurazione della nuova struttura pubblica, da anni da tutti noi attesa nella frazione di Canale, e alla presentazione del volume edito dall’associazione ACS Canale, sia a nome dell’associazione Amici della Storia, che rappresento e della quale sono stata eletta Presidente, sia come appassionata di storia locale, “canalota” e autrice, con padre Salvatore Piatti, del volume Canale nella storia.

Non sono qui questa sera a causa di un impegno scolastico improvviso, mi trovo in Germania per accompagnare un gruppo di alunni in settimana linguistica e affido un mio breve messaggio a Luigi Oss Papot, che ha collaborato con Lino Beber alla parte relativa alla cronologia delle due guerre mondiali e che da poco è entrato a far parte del direttivo degli Amici della Storia.

L’associazione Amici della Storia di Pergine ha sempre cercato di costruire una rete di collaborazioni con enti e associazioni del territorio, ritenendo che lo studio, la conservazione e la memoria del patrimonio storico, artistico e culturale siano un compito e un obiettivo complessi e tali da richiedere risorse finanziarie, di volontariato e umane notevoli.

Recentemente, in occasione di Palazzi aperti e per la presentazione del volume sulle campane del decanato di Pergine, la collaborazione tra gli Amici della Storia e l’Associazione Amici Cultura e Sport di Canale è stata proficua.

Come lo è stata in passato.

L’ACS Canale ha pubblicato finora tre volumi relativi alla storia del paese, più altri di narrativa scientifica a cura del professor Claudio Manduchi.

Va dato atto al presidente e al direttivo dell’ACS Canale che hanno sempre perseguito l’obiettivo di valorizzare, studiare e far conoscere la loro storia, una micro storia di villaggio inserita nella grande storia, con ricerche condotte secondo criteri di scientificità e ricostruzione attenta e precisa dei fatti e fenomeni raccontati.

Il primo volume, Canale nella storia, curato dalla sottoscritta e dal compianto padre Salvatore Piatti, insigne storico perginese, è stato pubblicato nel 1998: da quella ricerca abbiamo imparato che il nostro paese ha origini antiche, che quella manciata di case che ne costituiscono il nucleo più antico sono solo le ultime ricostruite dopo le tante piene del rio Merdar.

Canale, grazie all’ACS, può vantare un volume di circa quattrocento pagine che ne racconta la storia.

A quel volume è poi seguito, nel 2011, 1976-2011. Nel mezzo del cammin: 35 anni di vita dell’ACS Canale, a cura di Lino Beber e Fabio Pergher, che racconta la storia dell’associazione.

Ed infine la terza pubblicazione, il volume che viene presentato oggi, dedicato al ricordo dei combattenti, reduci, caduti e militarizzati delle due guerre mondiali, a cura di Lino Beber e con un intervento di storia generale sulle due guerre a cura di Luigi Oss Papot.

Poche associazioni hanno saputo fare tanto e hanno capito che se ci si vuole occupare della cura e della conservazione di un territorio bisogna conoscerlo, farlo vivere nel tempo, raccontarlo alle nuove generazioni perché ne mantengano l’identità, pur nel cambiamento che i tempi nuovi richiedono.

Il volume sui reduci e combattenti può, secondo me, essere considerato un nuovo capitolo di quello più generale “Canale nella storia”, che si fermava alla prima guerra mondiale:   lì il lettore trova la storia del paese di Canale in tutti i suoi aspetti religiosi, demografici, sociali, economici, culturali, con sullo sfondo la grande storia. Il volume che viene presentato oggi   è un racconto di piccole storie, di storie personali di giovani uomini   mandati a combattere, loro malgrado, durante i due terribili conflitti che hanno devastato le persone, le loro vite e speranze, le famiglie, i luoghi del qui e dell’altrove.

E’ un omaggio

-      a quanti hanno combattuto in territori dei quali probabilmente non conoscevano neppure l’esistenza e dai quali molti non sono ritornati

-      ai reduci che hanno dovuto affrontare il dopo, il ritorno alla vita quotidiana con nel corpo, nel cuore, nella mente e negli occhi le sofferenze e le atrocità del conflitto

-      alle famiglie che li hanno visti andare via e li hanno attesi nel dolore, nell’angoscia e nel timore di non rivederli.

Alla presentazione del volume è legata la mostra fotografica allestita nel nuovo edificio e che speriamo ospiti nel futuro molte altre esposizioni.

La mostra è in realtà composta da due parti: una prima parte racconta la storia del paese di Canale attraverso le persone, le famiglie, il lavoro nei campi, la scuola, le chiese, la vita quotidiana ed è una parziale riproposta di quanto esposto in occasione della mostra allestita nel 1998 in occasione della presentazione del volume “Canale nella storia”. Le fotografie provengono da una raccolta fatta tra il 1996 e 1998 in paese da un gruppo nato all’interno dell’associazione; le fotografie erano state allora riprodotte da Antonio Sartori.

La seconda parte riguarda invece le fotografie legate strettamente al volume che viene presentato oggi ed espone i richiamati e i combattenti della prima e seconda guerra mondiale, i reduci, i caduti, i militarizzati: anche in questo caso è il frutto di un puntuale e preciso lavoro di ricerca del materiale originario nelle famiglie dei paesi coinvolti ed è stata curata da Lino Beber.

Doveroso il ringraziamento ad Antonio Sartori e Claudio Morelli che hanno preparato i quadri con le fotografie e le relative didascalie.

Si è parlato, si parla e si parlerà tanto di grande guerra quest’anno e nei prossimi, il 2014 è l’anno del centenario, a volte anche in modo trionfalistico, dimenticando l’orrore e la crudeltà che ha provocato la grande guerra e i milioni di vittime sui vari fronti e nei vari schieramenti; e questo vale per la seconda guerra mondiale e per le recenti e presenti guerre.

Concludo quindi l’intervento con le parole dello scrittore Erich Maria Remarque, tratte dal romanzo Niente di nuovo sul fronte occidentale, scritto nel suo ricordo di soldato che aveva combattuto la prima guerra mondiale sul fronte tra la Francia e la Germania, perchè credo possano farci comprendere cosa è stata, è, la guerra, ogni guerra, per le persone che ricordiamo con il volume che tutti certamente desideriamo leggere e per tutti coloro che sono vittime, oggi, delle tante guerre, vicine e lontane, delle quali abbiamo notizia e ci accomuna tutti nella speranza della pace.

Io sono giovane, ho vent’anni: ma della vita non conosco altro che la disperazione, la morte, il terrore e la insensata superficialità congiunta con un abisso di sofferenze. Io vedo dei popoli spinti l’uno contro l’altro, e che senza una parola, inconsciamente, stupidamente, in una incolpevole obbedienza si uccidono a vicenda. Io vedo i più acuti intelletti del mondo inventare armi e parole perché tutto questo si perfezioni e duri più a lungo. E con me lo vedono tutti gli altri uomini della mia età, da questa parte e da quell’altra del fronte, in tutto il mondo; lo vede e lo vive la mia generazione. Che faranno i nostri padri, quando un giorno sorgeremo e andremo davanti a loro a render conto? Che aspettano essi da noi, quando verrà il tempo in cui non vi sarà guerra? Per anni e anni la nostra occupazione è stata uccidere, è stata la nostra prima professione nella vita. Il nostro sapere della vita si limita alla morte. Che accadrà, dopo? Che sarà di noi?”.

Grazie.

Iole Piva
Presidente AMICI DELLA STORIA
Pergine